IL VECCHIO GALLO CAMPIONE DI SPORTIVITÁ

Condurre in montagna: l’esempio morale ed agonistico di Franco Giachino

IL VECCHIO GALLO CAMPIONE DI SPORTIVITÁ

Intervista di Yuri Tartari

Franco Giachino con Sainz del Baldin

Franco Giachino con Sainz del Baldin

Quando, diversi anni fa, cominciai a seguire mio padre sui campi di gara del Trofeo Saladini Pilastri, mi colpì la figura di un conduttore in particolare. Quel personaggio mi diede l’impressione del c.d. “gran signore d’altri tempi”. Questo signore è Franco Giachino: esempio di virtù morali e sportive, pluridecorato vincitore di innumerevoli prove, dalla grande cerca alle prove di montagna, passando per la caccia pratica ed a starne.

L’anno scorso, approfittando di una pausa pomeridiana durante le prove ticinesi di settembre al Campionato d’Europa sui “pollastri” (come lui ama definire i forcelli), mi ha benevolmente concesso una breve intervista.

Il nome Giachino nel mondo della cinofilia agonistica suscita il ricordo indimenticabile del leggendario Mario e dell’altrettanto mitico Or del Cecina. Quali furono le speranze, i sogni, le gioie, e perché no, le amarezze, del giovane Franco chiamato a misurarsi con un tale padre e maestro?

Essere figlio d’arte è stato per me sicuramente un grosso vantaggio ed allo stesso tempo una grossa responsabilità. I risultati che ho raggiunto durante la mia lunga carriera sono stati il risultato dell’insegnamento di mio padre combinato con una grandissima dose di sacrifici e duro lavoro.

Quali sono stati i tuoi più grandi successi a livello nazionale ed internazionale? Con quali soggetti?

Ho riportato tantissime prestigiose affermazioni, citarle tutte sarebbe troppo lunga, ma doverosamente devo citare le vittorie a Settevene, alla Cipollara, a Cigliano, a Borgo d’Ale, al Mezzano, a Waterloo. Poi ho ottenuto il primo posto in autorevoli manifestazioni internazionali quali il Championnat français centrale canine, la Boulomme, tre edizioni del Trofeo Saladini, un Campionato d’Europa su selvaggina d’Alta Montagna e le vittorie con la squadra italiana di due edizioni di Coppa Europa. Inoltre ho portato al campionato di lavoro (italiano ed internazionale) molti soggetti.

Tra le decine di soggetti che ho avuto per le mani non posso dimenticare Magia del Tirso (PF), Asso (SIM), Orazio del Lago Girondo (SIM), Flay (SIF), Poilù di St. Neil (PM), Sainz (SIM), Reno (SIM), e tanti altri validi ausiliari.

Presolana 1996: Franco Giachino con il figlio tra Yuri e Adriano Tartari

Presolana 1996: Franco Giachino con il figlio tra Yuri e Adriano Tartari

Sei stato vincitore di tre edizioni del Saladini, due le vittorie di Magia del Tirso e una di Asso (vincitore tra l’altro del Campionato d’Europa Setter su selvaggina d’alta montagna nel 1994). Vuoi almeno delinerami i pregi e difetti della grande pointera e dell’indimenticato setter tricolore?

Sicuramente due grandi soggetti. La Magia è stata una grande interprete delle prove di montagna, anche se aveva qualche estrosità di troppo sul terreno. Mi ricordo quando me la fece grossa durante l’unica prova disputata sui terreni della Carnia nel Saladini del ’90: sganciata durante il turno non l’ho più trovata per due giorni! Del “vecchio” Asso ricordo la grande facilità d’incontro, il risolvere selvatici difficoltosi con grande intelligenza e determinazione. Un episodio indimenticabile della vita di Asso è stato quello di quando è stato avvolto nella bandiera italiana dopo aver vinto anche la seconda giornata di prove del Campionato d’Europa d’Alta montagna ad Airolo nel ’94.

Uno dei pochi professionisti legati alle prove di montagna, come mai? Lo spirito e la passione con cui affronti queste prove è lo stesso delle altre?

Probabilmente perché caccio in montagna. Già nella mia gioventù ho sempre avuto una grande passione per la caccia di montagna, una grande passione che mi ha accompagnato sempre in ogni tipo di caccia o prova che abbia disputato.

Secondo te quale è il dato tecnico che maggiormente emerge in questo tipo di prove?

Sicuramente la prova in montagna è una prova di grande selezione. L’impatto dei cani con il terreno e la selvaggina, è per la natura del primo ed il tipo della seconda, molto difficile. È naturale quindi che emergano già da subito solamente i soggetti con particolari doti.

Inevitabilmente giungiamo ad una domanda cardine: per la montagna, Setter o Pointer? Cosa ti entusiasma di più: un grande turno a cotorni di Sainz o una rabbiosa stoccata di Artù tra i rododendri?

Ricollegandomi al discorso che la prova è una selezione del cane da caccia, basandomi sulla mia esperienza di cacciatore, è un dato ormai acquisito che il setter parte da una posizione di vantaggio: in certi periodi invernali o durante alcune giornate disastrose – meteorologicamente parlando – il pointer ne risente molto, come hai potuto vedere sul Grappa quest’anno. Comunque, anche se vi è diversità tra le due razze, direi che le emozionisono le stesse, la morbida filata di Sainz e la rabbiosa presa di punto di Artù danno attimi incomparabili di grande emozione.

Tra tanti “allievi”, pointer e setter, sicuramente uno più di tutti ti ha dato soddisfazioni che altri non ti hanno dato. Chi?

Una domanda, questa, non facile. Difatti ogni cane che ho portato ai massimi livelli della cinofilia italiana ed internazionale, mi ha sempre dato grandi soddisfazioni. Non vorrei quindi fare un torto a nessuno dei miei campioni.

Secondo te, vecchio gallo sul palcoscenico cinofilo internazionale da molti decenni, dove sta andando la cinofilia del giorno d’oggi?

Senz’altro dall’inizio della mia carriera molte cose sono cambiate. La natura dei terreni non è più quella di una volta. Il tipo di selvatico di oggi rende molto difficile il compito di chi conduce e di chi giudica. L’aumento spropositato del numero dei concorrenti in uno spazio, il più delle volte, troppo limitato. Tutto questo mi rende molto pessimista soprattutto per lo scopo precipuo della cinofilia agonistica: la selezione delle razze da ferma.

Aosta 1996: Adriano Tartari, 1° Ecc. con Tirso, e Franco Giachino, 1° Ecc. con Aris

Aosta 1996: Adriano Tartari, 1° Ecc. con Tirso, e Franco Giachino, 1° Ecc. con Aris

E la cinofilia di montagna?

Situazione ben diversa è quella delle prove di montagna, dove, sia per ciò che riguarda terreni e selvaggina non vi sono problemi. Come prove di caccia trovo che siano le meglio qualificate.

Nonostante questo, negli ultimi due anni si è constatato un calo del numero di concorrenti. Probabilemnte si è persa quell’armonia che è sempre stata una caratteristica principale dei cacciatori cinofili di montagna. Inoltre i giudizi, a volte troppo severi, hanno allontanato appassionati amatori di queste prove.

Ora, per finire, puoi dare qualche consiglio ai giovani che si avvicinano all’ambiente cinofilo.

Innanzi tutto una buona dose di passione e poi avvicinarsi a persone di grande esperienza.

Ogni riferimento è puramente casuale!

Così il Vecchio Gallo, al crepuscolo di una giornata campale, tra ricordi e  leggende di una cinofilia “d’altri tempi”, lo sguardo perso a sognare nuove emozioni con i propri amici a quattro zampe, si prepara a degustare la tanto agognata (quanto meritata) coppa di mirtilli neri. Le vieux coq de bruyère perd son plumage mais non le vice

 

(intervista comparsa su CACCIA&CANI nel 1998)

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